GIGI RIVA COMUNICA LIBERO
Luigi “Gigi” Riva è stato un’icona nel mondo del calcio e un esempio di dedizione, talento e leadership.
Dovrebbe iniziare così un coccodrillo classico, eppure c’è qualcosa che stona, qualcosa di errato: il tempo verbale.
Il passato prossimo non si addice neanche un po’ a Gigi Riva, poiché, nonostante la notizia della sua scomparsa abbia segnato un prima e un dopo, egli è un’icona, egli è un esempio.
Esempio. Perché un calciatore diventa un esempio?
Forse perché al talento sportivo ha unito il talento del cuore, e non lo dicono i coccodrilli o, almeno, non solo loro. Lo dicono, lo narrano, lo ricordano, lo piangono coloro che in millemila situazioni hanno avuto a che fare con quel cuore.
Nessun narcisismo, nessun pacchetto strategico di immagine, ma sensazione di un’anima ramificata tra altruismo, dolore, ansia e pace, adrenalina e quiete, unico tra tutti, semplice e uguale in mezzo a quelli che gli hanno fatto capire che questa terra piena di tormento gli somigliasse fortunatamente troppo.
L’eredità di Rombo di Tuono ha dentro uno scudetto memorabile, gol da raccontare a nipoti e pronipoti, una maglia di tessuto assolutamente non tecnico, anch’essa iconica con laccetti ad incrocio che scoprono l’immagine di un uomo paradossalmente ossuto, un trattato non scritto di come dare ad un popolo il proprio contributo di libertà. Libero dagli stereotipi, libero dalla storia raccontata male, libero come libera il gioco, un pallone, una rovesciata.
Quella di Gigi Riva è una lectio magistralis di libertà e lo diciamo senza paura di essere “esagerati”.
La libertà di scegliere dove stare, dove respirare, essere, senza nessun comandamento di successo o di soldi.
La libertà di dare nomi precisi: no contraddizioni, no ipocrisie. “Noi pastori e banditi”, perché si è quello che si vuole essere o quello che si è costretti ad essere. Non è riscatto sociale, è libertà. Non è imbarazzo, è che c’è Gigi Riva, Rombo di Tuono, a dire “io rimango qui”, a scambiarsi atti di ribellione e libertà con una terra che, fortunatamente, gli somigliava, no – scusate, il tempo verbale è presente – gli somiglia troppo.