Quando l’arte aiuta a superare la paura: gli allestimenti Pubblicitas per l’AOU di Sassari
La letteratura, anche quella scientifica, racconta – in ogni periodo storico – che l’arte è, direttamente o indirettamente, una distrazione positiva. Lo dimostra il fatto che gli ambienti ospedalieri e, in generale, le strutture sanitarie scelgano sempre di più di personalizzare i propri spazi con immagini empatiche, ludiche, accoglienti, finalizzate ad ospitare i pazienti in luoghi che aiutino a superare paure, traumi pregressi, ansie.
Questo discorso è ancora più pertinente se riferito ai reparti destinati a bambini o giovanissimi, ai quali non basta più colorare una parete, ma necessitano di alimentare la propria immaginazione per non soccombere alla eventualità di creare ricordi in spazi freddi e asettici per convenzione e… per realtà dei fatti.
Da queste premesse nasce il nostro studio di personalizzazione grafica ed illustrata di alcuni reparti dell’AOU di Sassari.
La creatività incontra la psicologia del colore, la sintesi del racconto vive in immagini, cresce lungo la verticalità delle pareti, si espande includendosi negli arredi ospedalieri.
Alice compie il suo viaggio più bizzarro nel “mondo alla rovescia” nella lotta contro il tempo, dove razionalità e immaginazione si scontrano sempre in quello che è il cammino verso il diventare grandi, mentre supereroi rompono il muro di ogni tentennamento, ed il filo della vita corre ininterrotto, metafora di tempo ed emozioni, di percorsi, di fasi, di ciò che accade secondo natura, amore, scienza, medicina, cura, sempre in maniera unica e irripetibile per ciascuno.
Un luogo per tutti: i reparti non sono “vissuti” solo dai pazienti, ma anche dal personale medico sanitario e da chi aspetta di avere notizie dei propri cari. Su questo aspetto, alcuni studi condotti negli Stati Uniti hanno dimostrato che l’inserimento di determinati elementi grafici può ridurre lo stress, l’ansia e può perfino aumentare la socializzazione.
Con questo non intendiamo affermare che la cura degli ambienti renda meno “soli” durante alcune vicissitudini della vita, ma di certo sappiamo in che maniera il nostro lavoro può intervenire sugli impulsi del pensiero positivo.
Ed ogni volta che ciò che sappiamo fare varca la soglia dei luoghi di cura delle comunità che abitiamo, il nostro impegno a fare bene si fa un po’ più grande.